Fatico ad esprimermi in via definitiva, ed oltre a quanto già ho scritto nei post che precedono, sulla novità rappresentata dal c.d. governo tecnico. Non ho elementi per contestare le capacità tecniche, probabilmente indubbie, di molti esponenti, ed attendo che si esprimano, in via definitiva, sul tema che qui ci è caro: l'eliminazione dei privilegi e dei relativi sprechi. Mi auguro che sia chiaro a loro, anche a loro, che per chiedere sacrifici ai cittadini italiani i primi a sostenerli dovranno essere proprio i parlamentari, che godono di privilegi immorali. Il denaro che noi mettiamo loro a disposizione per svolgere gli incarichi assegnati, mescolato con una serie di privilegi vergognosi, è decisamente troppo.
L'attendibilità di qualsiasi presa di posizione, la sua obiettività, è a mio modo di vedere condizionata dalle decisioni in materia di privilegi: un paese che affonda non può tollerare che chi è corresponsabile delle scelte che ne hanno sancito la sconfitta non sia toccato minimamente e proprio nella sua funzione. Se non ribadiamo, con forza -prendendoci la responsabilità di fare sul serio proselitismo per essere in tanti- che non intendiamo dare credito ad una classe dirigente che non condivida la necessità di eliminare detti privilegi, non faremo un solo passo avanti.
Quando fare politica non “converrà” più, ma sarà un percorso intrapreso solo da chi intende prestare la propria opera per il bene della collettività, e non per avere uno stipendio che non ha mai saputo meritare, per godere di privilegi insensati e ispirati a guarentigie medievali, allora avremo almeno la certezza di avere a che fare con candidati di minima dignità. La prova che debbono offrire i colletti bianchi che compongono l'attuale compagine governativa è quella di avere mani e piedi per terra, di ricordare che se per loro buttare dieci euro per un caffè non significa nulla, per molti altri rappresenta invece uno sforzo inimmaginabile, uno sforzo dignitoso, esemplare, a volte pure eroico espresso per guadagnare quella somma.
Il ricco può non vergognarsi della propria ricchezza, se l'ha ottenuta onestamente, ma non può offendere la dignità di chi ha poco, molto spesso non per demerito suo. L'offesa consiste spesso nell'ignorare la difficoltà di milioni di famiglie, nel crederle tanto innocue, sotto il profilo della volontà di cambiare, da pensare di presentarsi a loro con la faccia tosta di chi, detenendo posizioni di privilegio, ignora -solo- la possibilità di rinunciarvi.
io con 10 euro metto a tavola x 4 persone (e mi costa fatica), e loro le stracciano x un caffè.....e tu credi veramente che un gg tutto questo finirà? che veramente rinunceranno ai privilegi di cui godono? no, nn credo! credo, piuttosto, che il tuo blog nn lo chiuderai mai.
RispondiEliminaSpero che tu abbia torto, dobbiamo impegnarci perché non sia così!
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