Zorro

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Contro le ingiustizie

venerdì 23 settembre 2011

Date addosso ai nemici della casta!

Durante l'ennesima tribuna politica di ieri, ed al di là della persuasione -per chi scrive pari a zero- che suscitano i protagonista dell'una e dell'altra fazione, di nuovo ci siamo sentiti chiamati in causa tra coloro che adottano la c.d. casta a loro bersaglio. Nuovamente è stato affermato che bisogna fare molta attenzione all'antipolitica, guardarsi da atteggiamenti populisti, addirittura siamo stati ammoniti a non mettere l'Italia nelle mani dei burocrati. Insomma siamo noi rivoluzionari anti-casta il vero pericolo per l'Italia!
Tra un'ammissione e l'altra relativa ai costi, abnormi, della politica, nessuno si è però detto disponibile a rinunciare ai suoi privilegi, quanto meno sino a che non saranno eliminati dall'alto. E' evidentemente in atto il tentativo, tipico dell'animale ferito, di seminare zizzania durante la fuga per confondere il suo aggressore: tenere lontana la tensione emotiva dal nodo, cruciale, dei privilegi è forse l'unica strategia dei parolieri di professione.
Noi pensiamo, invece, che senza la rifondazione, dalle basi, del sistema dei privilegi, che va cancellato, la credibilità della politica, dei candidati presenti e futuri, non sarà mai dimostrata.
E' necessario giungere alla prossime elezioni con un sistema ampiamente riformato, che allontani dalla vita politica i millantatori, i cacciatori di tesori che nella vita reale mai sarebbero in grado di trovare, i disperati che hanno investito tutte le loro risorse nella rincorsa al "posto fisso della politica".
Uno dei sistemi è certamente quello di sottrarre dai loro artigli il tesoro, rendere molto meno vantaggioso, dal punto di vista economico, scendere in campo; sottrarre energie al sistema clientelare, che si fonda sullo scambio di favori ma pure di utilità economiche.
Queste risorse vanno restituite ad un sistema in grado di distribuirle alle fasce deboli, ai malati, agli anziani, ai giovani che cercano lavoro. Oggi, invece, è nelle mani di moltissimi parlamentari (ne basterebbero la metà) che lo utilizzano anche per alimentare al loro rete di connivenze, favori, sconti, visibilità.
Vorremmo fosse chiaro che chi non manifesta nei fatti, inderogabilmente, la sua contrarietà al sistema attuale dei privilegi, rinunciandovi sin da subito, non merita neppure la nostra attenzione, qualsiasi sia lo schieramento dal quale proviene, al quale ambisce di trasferirsi più o meno coerentemente.
La linearità di questo approccio, che condividiamo sin dalla nascita del Movimento Basta Sprechi, la semplicità del messaggio che contiene, deve attraversare l'opinione pubblica, produrre la consapevolezza che senza tale normale gesto di rifiuto di privilegi incomprensibili manca del tutto l'attendibilità del politico al servizio, suo fine primario e spessissimo dimenticato.

lunedì 19 settembre 2011

Tra inerzie e disfattismi

Ad alcuni è chiarissimo, ad altri meno, molto meno. Forse in questa incomprensione consiste la disaffezione, l'inerzia civica da molti manifestata. Curiosa, ma attesa, anche l'incapacità di alcuni di stare alle regole, di accettare che non si possa sempre fare e dire tutto in qualsiasi luogo, od occasione. Non è curioso se ci si definisce degli "anarchici assoluti" e nemmeno se si manifesta un desiderio irrefrenabile di trattare qualsiasi bacheca, o gruppo, come il salotto di Maria de Filippi. Vero è che siamo tendenzialmente abituati al peggio, alle liti cercate ad ogni costo pur di essere cliccati, cercati, visibili, ma è pur vero che non è necessario essere d'accordo, per esempio con alcune regole funzionali ad un progetto, ed in tal caso sarebbe forse più onorevole non frequentare un luogo le cui regole, legittimamente, non si accettano.
Ma torniamo a noi: il web è colmo di occasioni per lamentarsi, e basta; addirittura per insultare, dare libero sfogo alle proprie peggiori tendenze, per costruirsi un bersaglio con l'effige di Berlusconi piuttosto che Bersani, ebbene questa non è una di quelle occasioni, di quei postriboli.
Il gruppo è stato creato con un'altra finalità, quella di affrontare un vizio trasversale, a tutti gli schieramenti, grazie al quale esistono privilegi, per nulla giustificati, a favore di chi dovrebbe essere animato, invece, da spirito di servizio. Non ci interessa la destra, la sinistra, vorremmo, per usare un frase ad effetto, volare alto, ma nel senso di non essere strumentali a scaramucce di partito, non adesivi per uno schieramento, e tanto meno protagonisti di scalate al potere. Per tale ragione, che evidentemente infastidisce chi è abituato a leggere la realtà solo grazie alle lenti faziose che indossa, e che ha bisogno di sentirsi dire che la destra fa schifo o la sinistra fa pena, è stato deciso di lasciare fuori le proteste generiche, lasciar perdere il più possibile il qualunquismo, anche e soprattutto per non dare l'impressione, a chi ci visita, della solita occasione concessa al turpiloquio; ve ne sono molte, chi le brama le frequenti lasciandoci senza animosità.
Le vostre segnalazioni, spesso commentate con grande acume, sono quindi utili ed apprezzate in quanto funzionali ai nostri temi. Apprezzabili, ma fuori luogo, se estranee ai nostri fini.
E' inutile far finta di poter affrontare tutto, e battere tutti; credo sia molto più onesto prefiggersi un unico fine, che nel nostro caso consiste nella profonda revisione, senza colore, delle regole che sovrintendono i privilegi detestabili che hanno reso l'attività politica a certi livelli, per molti (non certo per tutti), un miraggio economico insostituibile.
Il vizio, dicevo, è trasversale, perchè non mi risulta (ma potrò sbagliare) che vi sia chi abbia deciso di autoridursi indennità, rifiutare privilegi, asserendo addirittura che fino a che non lo fanno tutti non sia giusto chiederlo solo ad alcuni; come a dire: ammetto che sia sbagliato passare con il rosso, ma finche sbagliano loro sbaglio pure io.
Altri ci vorrebbero in piazza, attorno a gazebi, scesi in campo, con o senza elicottero, e quindi omogenei ad uno standard secondo il quale realizzata un'iniziative di un certo seguito, l'attenzione va sfruttata con una condidatura; come se, aggiungo, un candidato, da solo, potesse sradicare questo malcostume.

Il significato del mio impegno

Il significato del mio impegno

Di Nicola Todeschini · Ultima modifica circa 3 settimane fa · Modifica documento · Elimina
Vale ancora la pena credere nel cambiamento?
Riflessioni del giorno dopo la nascita di: Basta sprechi - movimento per la riduzione della spesa e dei privilegi. Di Nicola Todeschini

Quando mi sono messo in testa di “fare” qualche cosa, di smettere, in altri termini, di stare nella schiera di coloro che criticano -anche giustamente- quanto accade ma giustificano la loro disaffezione, dall'impegno attivo, con cinismo (tanto non cambia nulla), mi sono chiesto se siamo nelle condizioni di cambiare le cose. Mi sono chiesto pure come verrà interpretato il mio impegno in questa causa, quali reazioni sarò destinato a subire.
Ebbene, in questi anni ho spesso criticato il sistema, sollevato obiezioni pesanti su molti di coloro che sono impegnati in politica, rifiutato l'invito, più volte diretto alla mia persona, di “entrare in politica”. Ho sempre risposto che, se avessi accettato, avrei forse raccolto pure qualche consenso, ma presto mi sarei trovato contro i miei stessi “amici” di partito perchè la logica del gruppo, che mi pare oggi in voga, impedisce di decifrare quanto accade secondo regole di buon senso, ma scrimina ciò che è giusto da ciò che è sbagliato solo guardandolo attraverso la lente della posizione di partito. Un esponente di sinistra, o di destra, di fronte alla richiesta di commentare una proposta politica, si trova in imbarazzo se non conosce l'autore della proposta e la sua appartenenza politica perchè, nell'incertezza, teme di dare ragione ad un nemico; manca del tutto l'obiettività, ormai le prese di posizione giornaliere sono rappresentata dal portavoce di turno dal volto di gomma, capace di dire qualsiasi cosa venga a lui richiesta col piglio di chi afferma il vero; ma sono portaborse di professione, amplificatori catatonici del pensiero, spesso bieco, altrui. Oramai è raro assistere ad un'intervista che contenga domande non preventivamente concordate, durante la quale gli interlocutori dialoghino apertamente; assistiamo invece a teatrini, con figurine in posa davanti ad un quadro, il cui autore sconoscono per sicuro, pronte a partire quando viene selezionato il tasto “play” ed a fermarsi allo “stop”. Aria fritta, la solita minestra rimescolata, segno inequivocabile dello scarso rispetto che hanno per chi li ha votati.
Bene, torniamo al primo interrogativo: servirà a qualche cosa l'impegno? Ho sempre creduto che la libertà non sia anarchia, ma che piuttosto possa definirsi libero un uomo che volontariamente si sottoponga alle regole comuni pur criticandole, se del caso, e decidendo di combatterle con strumenti leciti, aspramente, se ritenuto, ma all'interno del sistema. I fanatici dell'anarchia assoluta, della libertà intesa come scioglimento da qualsiasi vincolo, regola, principio, sono illusi che non si rendono conto che, per primi, si impongono una forma di libertà e che, già grazie a tale imposizione cessano di essere liberi nel senso da loro indicato: anche imporsi di essere liberi è sintomo di fallimento di “quella” libertà teorizzata come assoluta. Credo molto di più nell'impegno, civile, nella battaglie di principio; credo che l'impegno pulito, altruista, di tanti, possa fare la differenza, possa almeno muovere le coscienze, alterare equilibri fondati sul malcostume consuetudinario.
Quando, nella mia professione, mi sono trovato innanzi a battaglie nelle quali credevo, anche di principio, che altri avevano battezzato come perse in partenza, o che comportavano scontri importanti, avversari difficili in quanto poco onesti, avezzi all'inganno, all'illecito, non mi sono mai guardato intorno, ho sempre puntato al conseguimento del fine che ritenevo giusto senza troppi calcoli, senza misurare troppo la difficoltà. Niente di eroico, semplicemente gli insegnamenti dei miei genitori, il profumo delle battaglie di mio padre, che da presidente dell'avis ha saputo sconfiggere, quando si sono presentati, i mostri dell'indifferenza e della discriminazione senza guardare in faccia a nessuno; il significato morale dell'impegno di mia madre, che ha sempre guardato con forza e sincerità al giusto, sviluppando in me la forza di difendere le idee nelle quali credo. Un tanto garantisce di avere sempre ragione? Certo che no, ma spiega che si può, in buona fede, combattere con fiducia per ciò che si ritiene giusto. Indica una strada, l'unica per me, insegna il rispetto per il prossimo, induce all'attenzione per il debole, orienta l'atteggiamento verso le persone, gli animali, le cose, il mestiere, instilla fiducia nella possibilità di cambiare, contribuisce a ritrovare forze che non si credevano nemmeno disponibili.
Quindi, per me sì, siamo nelle condizioni di cambiare qualche cosa, ma la strada è lunga, le coscienze debbono muoversi.
Scrivevo, nelle prime righe, che l'altra domanda che mi sono posto riguarda l'interpretazione che, di questo impegno, verrà data dagli altri. E' una domanda alla quale non mi sono dato una risposta, anzi ho considerato che l'interrogativo non fosse decisivo, che non potesse incidere sul desiderio di fare qualche cosa. Ho imparato, tuttavia, anche durante il mio impegno professionale, che se c'è un peccato che non viene perdonato è proprio “fare”. Ovunque, nel lavoro, nei gruppi di persone che condividono passioni, passatempi, addirittura tra conoscenti, chi “fa”, ha iniziativa, si da da fare, si espone, esterna le ragioni del suo impegno, viene guardato con sospetto, indagato alla ricerca del suo “vero” fine, sia pure, soltanto, quello di essersi messo in mostra. Ormai anche la cortesia, alla quale non siamo più abituati, la buona educazione, sono considerati sintomi di qualche cosa di negativo, suscitano interrogativi prima ancora che piacere. Di norma, è sin troppo facile ricordarlo, si attribuiscono agli altri secondi fini, mezzucci, trasversalità bieche, che ben si conoscono e praticano e, proprio per questo, ci si attende che anche il prossimo si comporti altrettanto male. Diceva Oscar Wilde che “avere una buona educazione è un grande svantaggio, ti eslcude da tante cose”.
Ma non è tutto qui, non è solo maliziosa diffidenza da provinciali, quali spesso siamo; l'indifferenza per l'importanza del “fare” ha conferme notevoli anche nel diritto. Il “fare” è protagonista della rivoluzione -non a caso- culturale del danno esistenziale: da rilievo, tale pregiudizio, proprio a ciò che non si può più fare, chiarisce che la persona non è solo caratterizzata da un fascio di aspettative utili alla conservazione della salute, ma vive pure per fare, per fare cose che non determinano reddito, ma che la realizzano, la rendono felice. Ebbene, quando Paolo Cendon, demiurgo dei diritti della persona, non a caso attento in particolare ai diritti dei deboli, ha teorizzato il danno esistenziale, sostenendo che anche la perdita del “fare” deve essere risarcita, contro di lui si è alzato un muro di sdegno da parte dei conservatori dei privilegi, e un entusiasmo vero in tutti coloro che hanno sensibilità per la dignità della persona pure di fronte al diritto. Ancor oggi, nonostante molte battaglie alle quali mi onoro di partecipare, il “fare” è oggetto di attenzioni pericolose, come ben affermato in un bellissimo saggio di Paolo Cendon di recente pubblicato su www.personaedanno.it
Così ho concluso che il mio “fare” potrà pure non piacere, suscitare dubbi, essere frainteso, combattuto, ma corrisponde al mio modo di concepire le cose della vita, è coerente con l'esperienza di difensore dei diritti dei più deboli, vicino alle associazioni dei consumatori, studioso dei diritti del malato, arricchito dalle esperienze di redattore della rivista Persona & Danno, di responsabile di alcune rubriche alla radio, spesso orientate a raccontare il diritto sì, ma anche a commentare il significato civico, a lamentarne l'assenza, a confrontare il pensiero del giurista con il buon senso comune, a far sentire alle persone la vicinanza, possibile, del diritto quale strumento per la difesa dei loro diritti, e non artifizio a sostegno della conservazione dell'impunità e dei privilegi.

Regole del gruppo

Regole del gruppo

Di Nicola Todeschini · Modificato l'ultima volta 20 ore fa · Modifica documento · Elimina
E' necessario darsi regole di convivenza nel gruppo, proprio per conservare tutte le chance di comprensione e vitalità che gli auguriamo. Il libero accesso alla bacheca richiede massimo rispetto di queste regole, anche per consentire a chi giunge per la prima volta nel gruppo di comprendere chiaramente le sue finalità e non avere l'impressione che serva a valvola di sfogo di quanti vogliano lamentarsi, in modo qualunquista, del "sistema". Per sfoghi generici esistono altri gruppi...
  1. Verranno accettati solo post/commenti che abbiano precisa attinenza con il nostro manifesto (leggete il documento relativo)
  2. Verranno accettati solo post che siano privi di commenti inutilmente polemici, volgari e/o insulti (la critica, anche decisa e costruttiva è ammessa, non epiteti e commenti ingiuriosi)
  3. Post che fanno riferimento ad altri gruppi similari verranno accettati solo se utili alle finalità del nostro gruppo e non meramente pubblicitari
  4. Se ritenete che le notifiche del gruppo siano troppe, e desiderate limitarle o escluderle rimanendo però sostenitori del Gruppo, potete cliccare su "Modifica impostazioni" bottone presente in alto, di fianco al titolo del gruppo.
  5. Le richieste di chiarimenti sulla policy del gruppo possono essere indirizzate all'amministratore con messaggi privati, per non occupare la bacheca
  6. Gli aderenti che non dovessero decidere di rispettare queste regole, saranno purtroppo esclusi dal gruppo

Cosa fare, IMPORTANTE

Cosa fare IMPORTANTE

Di Nicola Todeschini · Modificato l'ultima volta 8 ore fa · Modifica documento · Elimina
Ognuno di noi quasi 3000 aderenti ha di media 200-300 amici su fb; se ciascuno riesce a convincere i propri amici ad aderire (dubito che saranno tanti a negare il consenso, tanto più se spiegate loro che per non ricevere troppe notifiche è possibile disabilitarle dal bottone "Modifica impostazioni" a lato del titolo del movimento") potremmo, finalmente, diventare tanti, tantissimi, lascio a voi fare i calcoli. 
E' possibile ed opportuno anche mandare loro una mail con il link al movimento, e magari con allegato il documento che costituisce il nostro manifesto...Possiamo infine a chiedere a ciascuno di loro di fare altrettanto...dobbiamo farlo ogni giorno, tutti insieme...! 

Per agevolare il vostro compito, di seguito ho preparato una bozza di comunicazione, che ovviamente potete ben modificare e che mi auguro serva ai più "pigri":

"Vi segnalo l'esistenza di un gruppo che mira a raccogliere consensi in vista della richiesta di abolire importanti privilegi della c.d. casta dei politici. Si chiama ""BASTA SPRECHI - Movimento per la riduzione della spesa e dei privilegi"
E' un movimento politico apartitico nato da un'idea di Nicola Todeschini per nulla originale: ridurre gli sprechi di denaro pubblico, ed in particolare quelli che costituiscono evidenti privilegi della casta ed alimentano scopi clientelari; originale è invece la condizione, da lui posta, a fondamento del movimento: ottenuti gli obiettivi che verranno nel dettaglio condivisi, il movimento si scioglierà. Lo scopo non è infatti quello di creare l'ennesima figurina politica, utile a strappare voti a destra e a sinistra al solo scopo di offrire visibilità a chi non ne ha, ma ottenere un obiettivo per raggiungere il quale tutte le forze debbono essere concentrate in un'unica direzione, senza distrazioni e nella ferma convinzione che esaurito l'obiettivo ciascuno tornerà a fare quello che faceva prima. Chi aderisce a questo gruppo dichiara di condividere tali ideali ed il suo contributo verrà preso seriamente in considerazione.
Possiamo sostenerlo operando in questo modo:
1- aderite al gruppo, è facilissimo e, se non volete ricevere troppe notifiche, è sufficiente cliccare su "Modifica impostazioni" e chiedere di non essere avvisati di ogni intervento. cliccate quindi https://www.facebook.com/groups/152334794842465/
2- sottoscrivete la petizione visibile qui: 
3- contribuite alla diffusione del gruppo inviando questa stessa mail a quanti più contatti, condividete i contenuti sulla vostra bacheca, inserite spesso i link sopra indicati

Ma non finisce qui!!
 Anche su facebook possiamo fare molto di più! Per esempio copia ed incollare i link riprodotti ai precedenti numeri 1,2,3, nelle bachece che trattano argomenti aomogenei, invitando a visitare il gruppo ed eventualmente aderire, a sottoscrivere la petizione ecc.
Stessa operazione possiamo farla, fuori da fb, nei forum, nei blog, il risultato potrebbe essere incredibilmente soddsfacente, proviamoci allora, forza!!